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Museo Archeologico Nazionale di Brindisi
Istituito nel 1884 nella sede comunale del tempio di San Giovanni al Sepolcro per volontà di Giovanni Tarantini, il Museo Archeologico di Brindisi raccolse inizialmente le donazioni di alcuni collezionisti locali e i materiali rinvenuti in scavi cittadini. Il Museo assunse ben presto il ruolo di centro culturale della città grazie all'attività di un gruppo di giovani intellettuali la cosiddetta "Brigata degli amatori d'arte" guidati da Pasquale Camassa, che dal 1911 ricoprì l'incarico di direttore onorario del museo. Ai primi del Novecento, il tempio risultò insufficiente a contenere i numerosi reperti restituiti dagli scavi e si avvertì la necessità di progettare un edificio più adeguato. Nel 1934 l'Amministrazione Provinciale di Brindisi formulò alla Soprintendenza la proposta di costruire una nuova sede del Museo sul suolo ricavato dall'abbattimento delle abitazioni che insistevano intorno al tempio di San Giovanni al Sepolcro. Contestualmente progettò in piazza Duomo, sul suolo del fatiscente Ospedale Civile, la costruzione del Palazzo della Cultura destinato a ospitare la Biblioteca Provinciale. Durante i lavori di sbancamento dell'area furono rinvenute notevoli testimonianze archeologiche documentate dall'avvocato Gabriele Marzano, ispettore onorario del Ministero della Pubblica Istruzione, al quale andò il merito di aver proposto nel 1952 l'istituzione del Museo Archeologico Provinciale in una ala dell'edificio in costruzione. Nel 1954, conclusi i lavori, lo stesso Marzano fu nominato direttore onorario del Museo, incarico che detenne fino al 1980. Agli inizi degli anni Ottanta lo spostamento in altre sedi della Biblioteca Provinciale rese possibile l'attuazione di un progetto di ampliamento e di un nuovo allestimento delle sale espositive, rispondendo all'esigenza di esporre i reperti della collezione Marzano acquistata dagli eredi nel 1988 e i numerosi reperti venuti dal mare, tra i quali spiccano i Bronzi di Punta del Serrone ritrovati nell' estate del 1992.
Nel 2009 il Museo riapre al pubblico in una veste museografica e museologica nuova, con un percorso museale innovativo che propone prospettive di lettura storica e modi di esposizione più moderni e accattivanti. Obiettivo fondamentale dell'intervento museografico è stato quello della piena reversibilità dell'allestimento, permettendo di intervenire con eventuali modifiche e nuove proposte, a seguito del proseguo degli scavi e degli studi archeologici.