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Museo Nazionale di Capodimonte - Collezione De Ciccio
Appassionato collezionista, conoscitore d’arte e antiquario, Mario de Ciccio fu un raffinato esponente di una cultura di élite di matrice tardo-ottocentesca. La sua competenza sulle arti applicate maturò durante i viaggi compiuti in Italia e all’estero, soprattutto a Parigi e a Londra, dove, studiando le straordinarie collezioni museali, ebbe modo di affinare il suo gusto e sviluppare un ottimo fiuto per gli acquisti, privilegiando soprattutto le porcellane e le maioliche. Giunto a Napoli da Palermo, sua città d’origine, nel 1906, portò con sé una splendida collezione ulteriormente ampliata e accresciuta nella nuova patria di adozione, donata al Museo nel 1958. La sua collezione rappresenta una ampia testimonianza del vasto e raffinato mondo delle arti applicate, fatto di bronzi dorati, di argenti, rami e ottoni, di marmi colorati e di pietre dure e lucenti maioliche o, ancora, di legni capricciosamente intagliati e dorati e di porcellane dall’ elegante linguaggio rococò.
Le quattro sale del Museo di Capodimonte (38-41) destinate ad accogliere l’importante donazione costituita da circa 1800 pezzi, sono state riaperte al pubblico, grazie all'allora Soprintendente Nicola Spinosa coadiuvato dall'arch. Ermanno Guida che ne curò la progettazione dell'allestimento, dopo un lungo lavoro di adeguamento degli spazi espositivi ai nuovi e più moderni criteri museografici, in conformità e continuità con le scelte operate per le sezioni storiche di arti applicate, pure ospitate al primo piano del Museo. La raccolta si compone di nuclei eterogenei, sotto il profilo materico e cronologico, seppure accuratamente costruiti a rappresentare le molteplici declinazioni delle arti applicate. Si tratta di maioliche italiane scelte dal collezionista per documentare tutte le tipologie dei principali centri produttivi della penisola, maioliche ispano-moresche e dell’Asia Minore, porcellane borboniche, di Meissen e alcuni esemplari delle altre manifatture italiane ed europee a cui si aggiungono la raccolta di porcellane cinesi e giapponesi, una collezione di vetri veneziani e alla Façon de Venice, avori, smalti limosini del Cinquecento, le Galanterie (ventagli, tabacchiere, astucci e orologi), paramenti sacri, tessuti e ricami, argenti di uso liturgico, bronzetti, ceroplastiche, pastori siciliani e un nutrito gruppo di pezzi archeologici. Accanto agli oggetti d’arte si inseriscono inoltre alcuni tabernacoli in stucco della Vergine, dipinti e sculture.
Progetto Prof. Arch. Ermanno Guida
Direzione Lavori arch. Liliana Marra